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Cerimonia di nozze saltata causa COVID: ecco cosa fare

Fonte: Pixabay - NGDPhotoworks

L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo ha portato dei cambiamenti radicali relativi alla vita privata di tantissime persone. Sono numerose le coppie che, per esempio, hanno visto la cerimonia di nozze saltata causa COVID. Come muoversi in queste situazioni? Scopriamolo nelle prossime righe.

Matrimonio annullato causa COVID: come muoversi

In caso di cerimonia di nozze saltata causa COVID e organizzata nei mesi del lockdown – indi da marzo a maggio 2020 – i futuri sposi possono appellarsi all’articolo 1256 del Codice Civile. Si tratta di un articolo che fa riferimento ai frangenti in cui, per cause non imputabili al debitore, la prestazione non può essere erogata.

L’articolo sopra ricordato non è l’unico a cui fare riferimento in caso di cerimonia di nozze saltata causa COVID (o ridimensionata). In caso di data stabilita e di contratto firmato con una struttura, i nubendi hanno la possibilità  di chiamare in causa il concetto di termine essenziale.

In questo frangente, il riferimento è l’articolo 1457 del Codice Civile, che richiama la perdita d’interesse verso la cerimonia. Fondamentale è ricordare che la suddetta perdita di interesse, come stabilito dal Trib. Roma sez. X, 2/05/2014, n. 9625, non può essere desunta dalla presenza, nel contratto, dell’espressione “entro e non oltre”.

Come comportarsi con le caparre

Un capitolo indubbiamente importante quando si parla della cerimonia saltata causa COVID riguarda i frangenti in cui i futuri sposi hanno versato caparre ai fornitori senza però aver firmato un contratto. Come muoversi in questo caso? Tutto dipende dagli accordi verbali che sono stati presi dalle parti. Un altro dettaglio riguarda la causale dei bonifici. Nel caso in cui dovesse essere presente la dicitura ‘versamento caparra’, i nubendi non hanno diritto a vedersi rifondere la somma versata al fornitore ingaggiato per il matrimonio.

Essenziale è fare presente che, in caso di cerimonia annullata per emergenza COVID, si fa riferimento al Codice Civile e non al Codice del Consumo. Entrando nel vivo, ricordiamo che, in caso di caparra confirmatoria, il ristoratore o il titolare della struttura ricettiva ha la possibilità  di agire per il risarcimento del danno. Diversa, invece, è l’eventualità  della caparra penitenziale.

Cosa sapere sulla presupposizione

Un doveroso cenno finale deve essere dedicato alla presupposizione, disciplina a cui non si può fare riferimento attraverso il Codice Civile ma elaborata dalla dottrina giuridica a partire dagli anni ’30 del ventesimo secolo. Secondo quanto specificato dalla Corte di Cassazione, si tratta di un avvenimento futuro e avvolto dall’incertezza, taciuto da entrambi gli attori del contratto ma dato appunto per presupposto, dal quale dipende l’efficacia del contratto stesso.

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