C’è anche Avast Antivirus tra i “raccoglitori” e “rivenditori” di dati personali. Il sospetto sarebbe potuto anche nascere da solo, visto che quando si parla di servizi gratuiti su internet, la tracciabilità e i dati sono ormai il regolare “prezzo da pagare” per un servizio privo di esborsi economici per gli utenti. Succede coi Social, forse si fa un po’ più fatica a realizzarlo per un antivirus. Ma è esattamente quanto emerso da un’indagine di Motherboard e PCMag che ha di fatto confermato quanto già denunciato nel recente passato da Wladimir Palant, creatore dell’estensione Adblock Plus, che proprio alla rivista specializzata aveva rivelato come le estensioni di Avast per Chrome e Firefox catturassero i dati di navigazione degli utenti e li fornissero ad aziende terze per scopi di marketing.
In particolare, l’azienda che si occupa di raccogliere i dati è JumpShot, è tra i clienti ci sono multinazionali come Microsoft, Google, Sephora e Pepsi. Nei pacchetti di dati non sarebbero inclusi soltanto dati relativi all’utilizzo dell’antivirus, ma anche quelli riguardanti ricerche effettuate su Google, Maps e Youtube, e finanche eventuali visite e ricerche su siti pornografici. Il problema riguardo a questa attività è la mancata trasparenza: perché se altri sistemi informano i propri utenti della necessità /richiesta di raccolta dati, Avast Antivirus non lo fa.
La risposta di Avast non si è fatta attendere: l’azienda si è difesa dichiarando che tutti i dati sono raccolti in modo anonimo e non sono per questo associabili ad un utente, ma considerato che l’attività principale di Jumpshot è proprio quella di misurare le attività degli utenti su piattaforme universalmente diffuse come Amazon, Google e Netflix, è facile capire come un’attività di profilazione invasiva sia facilmente realizzabile. Nonostante questo tentativo di tranquillizzare gli utenti, pare che Avast da qualche giorno stia iniziando a chiedere ai propri utenti il permesso di raccogliere dati: sarebbe in un ritardo clamoroso, e questo comportamento di fatto autodenuncerebbe l’applicazione.
Ci sono poi delle dichiarazioni di un portavoce di Avast in risposta diretta ai redattori di Motherboard e PCMag. Queste le sue parole: “Ci assicuriamo che Jumpshot non acquisisca informazioni di identificazione personale, compresi nome, indirizzo e-mail o dettagli di contatto, da persone che utilizzano il nostro popolare software antivirus gratuito. Gli utenti hanno sempre avuto la possibilità di scegliere di non condividere i dati con Jumpshot. Stiamo spingendo i nostri attuali utenti gratuiti a fare una scelta esplicita, un processo che sarà completato nel febbraio 2020.
Resta da porsi la domanda se questo sia un giusto prezzo per usufruire di un servizio gratuito, o se non valga la pena spendere qualche soldo evitando di essere tracciati ulteriormente – come se non lo fossimo già in modo ampio e dettagliato. A voi la scelta.
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